Inquinamento atmosferico e auto: quali sono le classificazioni? - FM Centro Parabrezza

L’inquinamento atmosferico è un problema concreto su cui le istituzioni cercano di intensificare le azioni di sensibilizzazione. Purtroppo i dati sono allarmanti e le condizioni metereologiche spesso non aiutano. Le prolungate assenze di pioggia o vento peggiorano le condizioni dell’aria. Soprattutto in inverno, l’inquinamento delle auto e quello prodotto dal riscaldamento degli edifici, diventano un mix davvero nocivo per la nostra salute.

Inquinamento atmosferico prodotto dalle auto

Ecco allora che si cerca di correre ai ripari, limitando la circolazione dei veicoli attraverso alcuni  provvedimenti come blocchi totali della auto o targhe alterne.

Prima di capire perché le auto incidono così tanto sull’inquinamento dell’aria facciamo un piccolo passo indietro e cerchiamo di capire cosa si intende per inquinamento atmosferico.

È un’alterazione della normale composizione dell’aria, a causa di fumi, polveri, gas e altre sostanze nocive.

Molte di queste sostanze sono prodotte dai veicoli. Automobili e motocicli emettono infatti:

  • ossido di azoto: combinandosi con altri idrocarburi e in presenza di raggi ultravioletti, è uno dei principali responsabili della formazione dell’ozono;
  • ossido di carbonio: inodore e incolore, è in realtà molto velenoso a causa della sua capacità di combinarsi con l’emoglobina del sangue. In questo modo ostacola il normale trasporto di ossigeno nei tessuti, che così perdono vitalità;
  • ossido di zolfo: è prodotto dalla combustione del petrolio ed è uno dei principali indicatori di inquinamento atmosferico.

 

Classe inquinamento auto: dalle Euro 1 alle Euro 6

Inquinamento atmosferico e auto: quali sono le classificazioni? - FM Centro ParabrezzaProprio per far fronte al problema dell’inquinamento auto, a partire dal 1991 l’Unione Europea ha emanato diverse direttive finalizzate alla riduzione delle emissioni nocive da parte dei veicoli.

Sono le cosiddette Euro 1, Euro 2 e così a crescere fino alla più recente Euro 6. Ognuna di esse impone obblighi sempre più severi per i costruttori automobilistici.

Ecco nel dettaglio di cosa si tratta:

  • Euro 1: la normativa è entrata in vigore nel 1993 e ha obbligato l’uso dell’alimentazione a iniezione per i motori a benzina e la marmitta catalitica per tutti i veicoli nuovi;
  • Euro 2: in vigore dal 1997, ha imposto la riduzione delle emissioni inquinanti, fissando parametri diversi per motori a benzina e diesel;
  • Euro 3: attiva dal 2001, oltre all’ulteriore riduzione delle emissioni consentite, ha introdotto l’obbligo dell’Eobd, un sistema per il monitoraggio dei livelli di inquinamento all’interno dell’abitacolo;
  • Euro 4: dal 2006, ha imposto limiti ancora più severi. La conseguenza è stata una sempre maggiore diffusione dei filtri antiparticolato per i veicoli diesel;
  • Euro 5: in vigore dal 2008, ha introdotto l’obbligo dei filtri antiparticolato e limitato ulteriormente le emissioni consentite;
  • Euro 6: attiva dal settembre 2014 per i nuovi modelli e dal settembre 2015 per le nuove immatricolazioni, ha ridotto ancora di più i limiti delle precedenti normative. Inoltre, per la prima volta, ha preso in considerazione anche i motori elettrici e quelli ibridi a energia elettrica.

Tutti i veicoli senza catalizzatore e non ecodiesel, cioè precedenti all’Euro 1, si definiscono Euro 0. Sono quindi soprattutto i mezzi immatricolati prima del 31/12/1992.

Per sapere con certezza a quale normativa Euro appartiene un veicolo, è necessario controllare sulla carta di circolazione.

Solo in questo modo si potrà sapere se, in caso di blocchi del traffico, è consentita la circolazione.

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